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Come strumento di lavoro l'AIS ha ideato una scheda grafica di abbinamento che è strettamente correlata alla comprensione di come le sensazioni nel cibo si debbono porre in equilibrio con quelle percepite. Resta il fatto che questa scheda è come detto uno strumento che ci deve aiutare nella scelta dell'abbinamento, ma dobbiamo comunque fidarci a priori del nostro gusto.
Gli elementi grafici sono:
Tutte le sensazioni vanno considerate in contrapposizione sulle proprie direttrici, tranne due che sono in analogia e più precisamente: dolcezza del vino su dolcezza del cibo, intensità olfattiva e PAI del vino con Persistenza gusto-olfattiva, speziatura e aromaticità del cibo .
Prendendo in esame i caratteri del vino acidità , effervescenza e sapidità troviamo in loro corrispondenza per il cibo le sensazioni di grassezza e tendenza dolce . In effetti l'acidità è uno sgrassante mentre la sapidità va a contrastare la tendenza dolce perché un vino con una buona sapidità rende l'abbinamento più piacevole con un piatto insipido.
Alcol e tannino sono soprattutto caratteri disidratanti, cioè tolgono liquido dal cavo orale e quindi si contrappongono alla succulenza del cibo ma anche all' untuosità che per quanto viscosa è pur sempre liquida. In particolare l'alcol gioca un ruolo importante per la succulenza mentre il tannino lo fa con l'untuosità. La sensazione di dolcezza per il vino è in analogia con la dolcezza del cibo. Negli altri casi non si prende in considerazione. Sui cibi non dolci possono essere abbinati anche vini dolci, ma viceversa su cibi dolci (che hanno zuccheri) ci vogliono assolutamente vini dolci. L'armonia di sensazioni gusto-aromatiche con cibi dolci può esistere solamente se c'è presenza di zuccheri anche nel vino, perché un vino secco metterebbe in risalto sensazioni amare.
Il vino dolce al contrario può bilanciare le sensazioni dure del cibo quando la morbidezza da sola non ce la fa. La morbidezza serve infatti a bilanciare ed armonizzare un cibo che è sapido , ha tendenza amarognola e tendenza acida , cioè sensazioni di durezza che hanno appunto bisogno di qualcosa di morbido. In alcuni casi l'amarognolo oppure il piccante di alcuni preparati o soprattutto dei formaggi stagionati si accompagna ad un vino dolce o muffato, perché la morbidezza da sola non ce la fa a contrastare il cibo e dobbiamo ricorrere allo zucchero del vino (in alternativa anche al miele) per armonizzare. Ogni sensazione del cibo sarà valutata con una scala di valori da 0 a 10:
Per la valutazione delle sensazioni del vino si tiene conto del fatto che la scheda AIS di analisi sensoriale dei vini prevede 5 aggettivi per ogni elemento gusto-olfattivo (anche per l'effervescenza è stata definita un'apposita scala di valori). In questo modo potremo attribuire un valore numerico rapportando un numero ad ogni aggettivo secondo questo criterio:
mentre il corpo del vino potrà risultare
L'ultima operazione è la valutazione dell'abbinamento:
facendo comunque affidamento soprattutto sul gusto perché ci sono dei casi in cui il grafico è a posto ma in bocca sfugge qualcosa. Ad esempio possiamo aver trovato un cibo sapido con tendenza amarognola, un formaggio piccante e stagionato, e come prima cosa andiamo a cercare nel vino una sufficiente morbidezza che sulla carta lo bilancia. Magari allo stesso tempo il formaggio crea succulenza che bilanciamo con il tannino del vino, ma la scheda non ci dice che quel tannino sul piccante del formaggio crea una miscela devastante in bocca rendendola particolarmente amara.
Nel corso dei secoli, intorno all’origine della marmellata, numerose sono le storie fiorite. Secondo una delle più note risalirebbe in particolare a Caterina d’Aragogna l’invenzione della marmellata d’arance. Una volta sposato il re d’Inghilterra Enrico VIII, pare, infatti, che solo grazie alla dolce creazione la regina spagnola riuscì a superare la terribile nostalgia verso i frutti della sua terra. Un’altra curiosa leggenda vede protagonista invece la regina Maria de Medici. Dopo il matrimonio con Enrico IV, Maria si trasferì in Francia seguita a ruota dal corteo privato di cuochi, pasticceri e gelatieri toscani. Fu in occasione di una forte carenza di vitamine (in particolare la C), diagnosticata dal medico alla regina, che alcuni uomini della corte furono mandati in Italia a recuperare gli agrumi più pregiati dell’epoca, ovvero quelli di Sicilia. La strada di ritorno per Parigi però, specialmente a cavallo, era troppo lunga. Per conservare al meglio la frutta, furono, quindi, preparate delle apposite casse contenenti marmellata, che recavano la scritta “per Maria Ammalataâ€. Di lì alcuni andarono a leggere sulla cassa “poir Maire ammalateâ€, “por marimalade – marmeladeâ€.
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a Roma Nord, nel cuore del Fleming
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