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Il miele è un prodotto naturale che le api elaborano esclusivamente a partire dal nettare delle piante o dalla melata che raccolgono sulla vegetazione, l'uomo si limita a prelevarlo dai nidi. Il "Miele Toscano" si caratterizza per la sua specificità derivata dal territorio, inteso come sommatoria di fattori naturali e umani ovvero dalla continuità colturale-culturale legata all'ambiente geografico e alla presenza dell'uomo. L'apicoltura in Toscana è pertanto una tradizione che continua da almeno 3.000 anni e possiamo affermare che gli attuali confini amministrativi della Toscana identificabili col "paesaggio toscano" derivano da un processo di continuità storica e culturale, non sono la semplice risultante di fattori omogenei ed esclusivi (altimetria, clima, vegetazione), ma sono "costruiti dalla storia, ove le componenti antropiche hanno probabilmente creato quell'unità regionale che non risulta dalle componenti naturali." Il miele è frutto della sintesi fra tutte le forme di vita, animale e vegetale, l'ambiente fisico e il clima, quindi poiché il miele non è altro che la "fotografia" dell'ambiente da cui proviene ne consegue che il miele toscano è il prodotto del paesaggio toscano. Le favorevoli condizioni ambientali hanno consentito uno sviluppo dell'apicoltura fin dai tempi degli etruschi e dei romani, sulle cui tavole il miele accompagnava il vino, condimenti e pietanze. Oltre al miele veniva prodotta anche la cera, materia prima di enorme importanza economica per i molteplici usi a cui era devoluta. Durante il medioevo la forma di apicoltura più comunemente praticata era quella più antica ovvero la cosiddetta apicoltura di foresta, che consisteva nella raccolta dei prodotti degli sciami naturali i quali venivano "mappati" e "segnati" di posizione in modo da rivendicare una qualche forma di priorità. Un freno all'apicoltura viene dal progressivo inurbamento delle popolazioni e la conseguente necessità di impedire che entro le mura si svolgano attività non più compatibili con la densità abitativa. Con i Franchi le api tornano ad essere considerate una ricchezza degna di essere protetta. Il medioevo è il momento di massimo splendore della cera e con l'espansione del potere ecclesiale l'apicoltura entra fra le attività monastiche. Accade così che ogni convento possiede normalmente degli alveari da cui trae il miele per il consumo interno, ma mai abbastanza cera per gli usi cerimoniali. Anche durante il Rinascimento ci sono numerose testimonianze della tradizione apistica Toscana e prende avvio un'ingente produzione manualistica su sollecitazione dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, fino a giungere al periodo postrisorgimentale che vedrà sempre apicoltori e scienziati toscani particolarmente attivi nel contribuire allo sviluppo di un'apicoltura moderna, con l'introduzione di tecniche "razionali". La diffusione dello zucchero ha rappresentato una minaccia per il miele, perché insapore e facilmente manipolabile e più adatto del miele a interpretare in tavola ruoli differenti, ovviamente all'inizio solo fra i ceti abbienti. Grazie al blocco dei porti europei da parte di Napoleone e quindi dello zucchero di canna inglese, si diffuse la coltivazione della barbabietola, che usciva dagli orti per entrare in "fabbrica", ma per far questo andava coltivata su grandi superfici, ovvero bisognava trovarle un posto negli avvicendamenti colturali. Il miele, in queste fasi di aumento della richiesta e di penuria dell'offerta, ha avuto un rilancio che è divenuto più consistente verso la metà del '700. Un aspetto apparentemente disgiunto dalla produzione di miele, ma predominante per ribadire la tradizione apistica toscana, riguarda la protezione delle api come "bene ambientale". L'accademia dei Georgofili si mobilita fin dagli inizi del '900 per dimostrare che non solo le api non danneggiano la frutta ma sono particolarmente utili all'agricoltura. Dalla Toscana dunque, grazie a una tradizione millenaria di convivenza con le api, vengono numerose iniziative a difesa e a promozione dell'apicoltura, non ultima, da Montalcino, la'Setti

Comitato promotore per il riconoscimento della IGP Miele Toscano

c/o A.R.P.A.T. via della Resurrezione 2/R
50126 - Firenze (FI)
Tel: 0556533039 - Fax: 0556531238

Zone di produzione:  Si estende all'intero territorio amministrativo della Regione Toscana.

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