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La storia del limone Interdonato incominciò quando, per il colonnello garibaldino Giovanni Interdonato, tutto sembrava finito. Dopo aver sofferto la persecuzione politica per le sue idee liberali, aver combattuto nei moti siciliani con i patrioti di Garibaldi e aver governato nel nome dei Savoia su buona parte del messinese, Interdonato si ritirò a vita privata nella sua villa di Fiumedinisi, per terminare i suoi giorni come tanti nobili del tempo. La sua attività divenne quella, un poco noiosa, di un qualsiasi possidente terriero, con una passione fortissima per l’agrumicoltura.
Ma il colonnello Interdonato certamente non immaginava che più delle sue gesta rivoluzionarie, la sua memoria sarebbe stata tramandata da un limone, o meglio, dal frutto di un incrocio tra un cedro e l’ariddaru, un limone locale. Dopo aver sezionato una gemma di ognuno dei due agrumi, le unì longitudinalmente e le innestò su portinnesti di arancio amaro: il risultato fu un limone di dimensioni medio-grandi, molto simile al cedro, di sapore delicato e poco acidulo, con una buccia a grana finissima, insolita nei limoni siciliani. Per questo è chiamato “frutto fino”. Anche la scorza è buona, dolce, per niente amara. Ben presto tutta la costiera ionica messinese, e in particolare le valli della fiumara del Nisi, si ricoprirono di limoneti coltivati sui terrazzamenti in pietra a secco, visibili tuttora da chi percorre la strada costiera da Messina a Catania. L’Interdonato è una varietà precoce, già pronto dalla fine di settembre. Per un mese circa è l’unico limone sul mercato, ma questo periodo di “primizia” è l’unico durante il quale i coltivatori riescono a spuntare un buon prezzo. Dopo, il mercato è invaso dai limoni argentini, spagnoli, marocchini, che hanno una forma più regolare ma che, soprattutto, permettono margini di guadagno superiori ai rivenditori. Questa situazione, a partire dagli anni ’80, ha generato una crisi commerciale che ha ridotto le coltivazioni di oltre la metà: dei cinquemila ettari di limoneto nella riviera Jonica della provincia di Messina, oggi ne sono rimasti meno di 3 mila, di cui solo mille di Interdonato. Le piccole aziende locali, che raramente superano l’ettaro di superficie, e i terreni accidentati non permettono facili ammodernamenti colturali. Se un tempo, nonostante, quasi tutti riuscivano a far studiare i figli e a vivere grazie al ricavato della cota, cioè della raccolta dei limoni, oggi ciò non è più possibile e nei paesi della costa rimangono solo gli anziani a coltivare il frutto fino. Intanto inizia a porsi anche un grave problema ambientale: i muretti di pietra a secco, le armacie o armacere che contengono il terreno delle terrazze ove sono coltivati gli agrumi che per la loro bellezza venivano chiamati i giardini, privi di manutenzione, crollano e, a ogni pioggia, aumentano le frane. Se entro i prossimi anni non si invertirà la tendenza all’abbandono, tutta la costa correrà seri rischi di dissesto idrogeologico e di desertificazione.

Presidio sostenuto da
Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste IX°
Servizio Regionale, Unità
Operativa n. 67 Distretto Messina Peloritani, Assessorato Provinciale all&rsquo
Agricoltura di Messina, Comuni di Roccalumera, Alì
Terme, Nizza di Sicilia, Pagliara, Fiumedinisi
Responsabili del Presidio
Rosario Gugliotta, tel. 335 8391030 rguglio@tin.it
Giorgio Foti (Unità
Operativa n.67 di Giampilieri Marina Distretto Messina-Peloritani), tel. 090 810216 soat2@regione.sicilia.it

Zone di produzione:  Costa ionica da Messina a Letojanni (provincia di Messina).

Classificazione: 

Fino al secondo dopoguerra il mercato del limone Interdonato era principalmente l’Inghilterra, dove era molto apprezzato quale limone da tè per la sua dolcezza e l’aroma poco invadente. È ottimo fresco in insalata, tagliato a spicchi e condito con olio, aceto e sale: il pasto salubre e abituale dei contadini della zona. In alternativa si possono cospargere gli spicchi di limone con una spolverata di zucchero, lasciare riposare in frigo per alcune ore e consumare.

DOP = Denominazione di origine Protetta
IGP = Indicazione Geografica Protetta
STG = Specialità Tradizionale Garantita

Descrizioni ed informazioni tratte da Slowfood, Qualivita, Agraria.org

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