Fagiolina del lago Trasimeno
Il seme è piccolo e bianco come un chicco di riso. Coltivata da sempre sui terreni attorno al...
La Castagna dei Monti Cimini designa le castagne fresche, essiccate o surgelate, riferibili alla specie Castanea sativa Miller, ecotipo locale "Castagna domestica dei Monti Cimini", e cultivar "Marrone fiorentino", "Marrone primaticcio o premutico". La Castagna dei Monti Cimini presenta da 1 a 3 frutti per riccio (o cardo) ed una pezzatura variabile: "fiore" fino a 65 acheni/kg di prodotto fresco; "grossa" da 66 a 75 acheni/kg di prodotto fresco; "media" da 76 a 90 acheni/kg di prodotto fresco; medio-piccola da 91 a 100 acheni/kg di prodotto fresco; "piccola" > 100 acheni/kg di prodotto fresco. La forma è tondeggiante o ellittica con apice appuntito, il pericarpo (buccia), facilmente distaccabile, di colore marrone uniforme, presenta striature più scure; l'episperma (pellicola) è di colore fulvo chiaro o giallognolo e la cicatrice ilare è ellittica o rettangolare. Il seme, di colore dal crema chiaro al bianco con solcature in superficie, presenta un caratteristico sapore dolce.
STATO DEL RICONOSCIMENTO:
Pubblicazione della proposta di riconoscimento in GU n. 82 del 7 aprile 2006.
Zone di produzione: Canepina (VT), Capranica (VT), Caprarola (VT), Carbognano (VT), Fabrica di Roma (VT), Ronciglione (VT), Soriano nel Cimino (VT), Vetralla (VT), Vignanello (VT), Viterbo (VT), Vitorchiano (VT)
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a Roma Nord, nel cuore del Fleming
19:30 - 00:00
Classificazione:
Il comprensorio dei Monti Cimini rappresenta un luogo storicamente vocato alla castanicoltura. La presenza del castagno, con le attività connesse alla castanicoltura, hanno dato vita, nel tempo, al nascere ed al consolidarsi di una vera e propria Civiltà del Castagno, ricca di usi, costumi, tradizioni, norme giuridiche, statuti comunali, tecniche agronomiche e metodiche di lavorazione-conservazione del prodotto. Sin dal Medioevo, nella zona dei Monti Cimini erano presenti, come testimoniano i numerosi ruderi ritrovati, vecchie costruzioni a due piani, chiamate localmente "metati" o "raticci", in cui le castagne venivano essiccate. Nelle vallate, lungo fiumi e torrenti, sorgevano numerosi mulini con apposite mole di pietra impiegati per sfarinare le castagne secche già sbucciate e spellate e tra le tecniche di conservazione del prodotto, allora come oggi, veniva utilizzato il metodo della "curatura" o "novena".
DOP = Denominazione di origine Protetta
IGP = Indicazione Geografica Protetta
STG = Specialità Tradizionale Garantita
Descrizioni ed informazioni tratte da Slowfood, Qualivita, Agraria.org